IL SOGNO DI UNA COSA

"Avevo sbagliato tempo. Le onde arrivano in serie di sette.
La settima onda è grossa abbastanza da riuscire a portarci fuori vincendo la forza delle altre..."

venerdì 2 febbraio 2007

Storia di C. e della Montagna

I limiti fisici della morfologia terrestre sembrano non esistere per il Capitale, per la sua fame incontenibile di nuovi spazi da riempire. Preso dal panico per via dei terreni disponibili in lenta ma inesorabile decrescita quantitativa su cui costruire, edificare e speculare, ha pensato bene di farsi un giretto in alta montagna, per la precisione nei pressi di Zermatt, sulle Alpi svizzere, per respirare un po' d'aria pura e rinfrescarsi le idee. E proprio li, mentre passeggiava alle pendici del Piccolo Cervino, gli venne la mirabolante idea. Alzando lo sguardo in direzione della vetta esclamo': "Ma certo! Ecco dove potrei lasciare un altro segno del mio regno infinito su questa terra!". Senza perdere altro tempo, inculco' telepaticamente tale idea nelle teste dei suoi fedeli servitori umani che, bravi bravi, chiamarono a raccolta schiere di architetti, ingegneri e sottoposti (leggi geometri), sempre sensibili al fruscio delle banconote, figuriamoci se svizzere. (Ah, per chi non lo sapesse, il sottoscritto è diplomato geometra e futuro architetto, quindi nessun rancore, nessuna polemica). Dopo estenuanti nottate al p.c. e pasti frugali consumati tra cartoni di pizza, i fidi partorirono la loro opera: una grande piattaforma su cui svettera' una enorme torre pressurizzata, alta 117 metri, visibile da tutte le Alpi, dotata di ristorante, albergo, centro commerciale e servizi di ogni tipo, raggiungibile con una nuova potenziata ardita funivia. Yeah! Vai con lo spettacolo! Una torre che permetterebbe di spaziare sui ghiacciai sottostanti e che costruirebbe una nuova nicchia del turismo speculativo, fatta ad uso e consumo delle tante famigliole e turisti frettolosi ma ben paganti che naturalmente accorreranno a frotte, incredule di poter salire fino a lassu', a pochi metri dal loro dio, con le chiappe al caldo. Il progetto per ora e' solo su carta (e gia' questo basta a muovere denaro), ma non tardera' a materializzarsi concretamente sulla cima della montagna, come un fallo metallico padrone della scena, degna metafora della situazione. La montagna e la comunita' che da sempre la vive e rispetta l'ha proprio preso in culo. E il Capitale intanto, tronfio come non mai, se la ride.

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"Il nostro motto dev'essere dunque: riforma della coscienza non per mezzo di dogmi, ma mediante l'analisi della coscienza non chiara a sé stessa, o si presenti sotto forma religiosa o politica. Apparirà allora che il mondo ha da lungo tempo il sogno di una cosa..." Karl Marx