...insomma ieri sera vado al centro sociale T.N.T. di Jesi ad assistere alla proiezione del Diario del saccheggio e al conseguente dibattito sulla profonda crisi che ha colpito l'Argentina qualche anno fa. Eravamo in pochi, sinceramente mi sarei aspettato un numero maggiore, soprattutto di giovani; ma questo non importa.
Lo scorrere lento della pellicola, piena zeppa di luoghi comuni e di indignazione morale (ma questo lo si sapeva già) trova nel conseguente dibattito coi "compagni" del Colectivo Situaciones la sua sponda ideale. Anche qui le solite frasi, i soliti contenuti, le stesse parole, in un trionfo di noglobalismo movimentista da operetta. I due ragazzi argentini del Colectivo ci dicono della situazione dei movimenti sociali nel loro paese e la cosa più "estrema" che riescono a pronunciare è che ora stanno pensando di riunirsi in una grande "casa dei collettivi" dove dibattere ed interloquiare tra di loro, essendo arrivato il momento della maturità che per loro equivale a darsi una ripulita ed essere presentabili alle istituzioni dello Stato e dei suoi burattini. Come dire, se ci chiamate, noi ci siamo. E' stato quasi commuovente...
In fondo però il coglione sono io, che non ho avuto ne il coraggio ne la voglia di fare qualche domanda un po fuori dal coro, magari solo per un piccolo gioco di provocazione, e per la prima volta ho sentito sulla pelle un pizzico di quello che chiamano isolamento politico. Me ne vado un po' triste, ma anche fiducioso, pensando e sperando: "Cazzo, ma l'Argentina della rivolta non sarà mica tutta li?..."
Nessun commento:
Posta un commento