IL SOGNO DI UNA COSA

"Avevo sbagliato tempo. Le onde arrivano in serie di sette.
La settima onda è grossa abbastanza da riuscire a portarci fuori vincendo la forza delle altre..."

venerdì 30 marzo 2007

Territorio ed isolamento

...insomma ieri sera vado al centro sociale T.N.T. di Jesi ad assistere alla proiezione del Diario del saccheggio e al conseguente dibattito sulla profonda crisi che ha colpito l'Argentina qualche anno fa. Eravamo in pochi, sinceramente mi sarei aspettato un numero maggiore, soprattutto di giovani; ma questo non importa.
Lo scorrere lento della pellicola, piena zeppa di luoghi comuni e di indignazione morale (ma questo lo si sapeva già) trova nel conseguente dibattito coi "compagni" del Colectivo Situaciones la sua sponda ideale. Anche qui le solite frasi, i soliti contenuti, le stesse parole, in un trionfo di noglobalismo movimentista da operetta. I due ragazzi argentini del Colectivo ci dicono della situazione dei movimenti sociali nel loro paese e la cosa più "estrema" che riescono a pronunciare è che ora stanno pensando di riunirsi in una grande "casa dei collettivi" dove dibattere ed interloquiare tra di loro, essendo arrivato il momento della maturità che per loro equivale a darsi una ripulita ed essere presentabili alle istituzioni dello Stato e dei suoi burattini. Come dire, se ci chiamate, noi ci siamo. E' stato quasi commuovente...
In fondo però il coglione sono io, che non ho avuto ne il coraggio ne la voglia di fare qualche domanda un po fuori dal coro, magari solo per un piccolo gioco di provocazione, e per la prima volta ho sentito sulla pelle un pizzico di quello che chiamano isolamento politico. Me ne vado un po' triste, ma anche fiducioso, pensando e sperando: "Cazzo, ma l'Argentina della rivolta non sarà mica tutta li?..."

martedì 27 marzo 2007

ANCORA CINEMA...

Dal web...
Il Colectivo Situaciones nelle Marche (al TNT di Jesi) per parlare e commentare il film di Pino Solanas Diario del saccheggio (Argentina 2001 La rapina del secolo). Il film inizierà alle 20.30.Un giornalista uscendo da un incontro nel FSM di Porto Alegre scrive "...sentendoli uno capisce perché è cosi importante ascoltarli e perché in tanti provano a non farli parlare...". Sebastian Scolnik e Mario Santucho ,attivisti di Situaciones , sono stati invitati dall'Associazione Ya Basta! al Global Meeting di Venezia (tre giorni di incontro e approfondimento per costruire collettivamente conoscenza, pensiero, progetti dentro e contro l’Impero). Saranno a Jesi per parlare della situazione attuale dell'Argentina, di ciò che ha prodotto, come movimenti alternativi, la crisi del Que se vayan todos e del rapporto dei con l'attuale governo di Nestor Kirchner.
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DIARIO DEL SACCHEGGIO di Pino Solanas. Orso d’oro alla carriera al Festival di Berlino 2004.
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Gillo Pontecorvo:
“E’un atto di coraggio e un film pieno di emozioni. Estetica e lirismo si fondono in una chiara analisi politica”.
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Bertrand Tavernier:
“E’il tipo di film che ti da immediatamente voglia di comunicare l’emozione e la rabbia che trasmettono la sua denuncia”.
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“L’Argentina è stata devastata da una nuova forma di aggressione, silenziosa e sistematica, che ha lasciato sul campo più vittime di quelle provocate dalla dittatura militare e dalla guerra alle Malvinas (Falkland). Nel nome della globalizzazione e del più selvaggio neoliberismo, le ricette economiche degli organismi finanziari internazionali hanno portato al genocidio sociale e al depauperamento della nazione”.
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Il film è stato realizzato con una tecnica semplice e diretta, lontana da un protagonismo stile Michael Moore, ma con Solanas semplice narratore delle sue immagini, catturate in prima persona tra le strade di Buenos Aires.
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"...La tragedia che noi argentini abbiamo vissuto con la caduta del governo del presidente Fernando De La Rua mi ha spinto a tornare alle origini, quando la ricerca di una identità politica e cinematografica e la resistenza alla dittatura militare mi convinsero, negli anni Sessanta, a realizzare L’ora dei forni (1968).Ora, la situazione è cambiata. In peggio..." -P.Solanas
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Colectivo Situaciones
Il Colectivo situaciones è un gruppo di ricerca militante. formatosi intorno al 2000. Esso inizia il proprio cammino attraverso la pratica teorica e l'esperienza radicale che si sono sviluppate in Argentina in quegli anni e che non corrispondono a nessun modello adottato nelle lotte passate.Di fronte ad una nuova realtà, composta da una miriade di esperienze di lotte per la sussistenza (fondamentalmente urbane, ma anche contadine), per la salute e l'educazione, per i diritti umani, contro la repressione e nel campo controculturale, il collettivo ha riesaminato il suo sapere sperimentando nuovi impegni militanti e di ricerca, rielaborando insieme al movimento le nuove pratiche emergenti che hanno trasformato l'Argentina in un vero e proprio laboratorio di sperimentazione popolare. Non si tratta di pensare in base alle logiche di potere, né di essere al loro servizio, ma di cercare nuove forme di pensiero e nuovi principi ispiratori che circolino trasversalmente fra tutte quelle lotte.Negli ultimi anni, il Collettivo ha anche realizzato un’iniziativa editoriale autogestita “Tinta Limòn”. Un percorso militante che resiste all’idea che l’attività editoriale sia soltanto tecnica e commerciale, dove c’è una netta separazione tra autore e lettore. Tinta e Limòn più che altro è una parte fondamentale di un processo collettivo di pensiero, di discussione ed elaborazione sociale, perciò il suo stile è evidentemente politico. L’obiettivo è stimolare ed alimentare con i testi quella rete di pensiero collettivo che oggi percorre molte realtà secondo questi nuovi principi.

Una voce critica fuori dal coro dalla newsletter di n+1:

"NEOREALISMO" ARGENTINO

"Diario del Saccheggio", documentario di Solanas sul crack argentino del 2001, non è certo un film che critica il sistema capitalistico in sé, ma ha trovato ugualmente difficoltà di distribuzione, non solo in Italia. Girato con immagini forti su una cronaca incalzante, mostra una mobilitazione popolare possente, una rivolta sociale con potenzialità purtroppo andate perse. Eppure non individua mai le cause reali della crisi, soffermandosi, come dice la locandina, sulle responsabilità di una "borghesia irresponsabile e corrotta". D'accordo, è solo un film, ma un disastro come quello argentino non si può imputare semplicemente alle persone e alle "particolarità nazionali", quali appunto l'estrema corruzione politica o l'elevata incapacità amministrativa: anche un documentario avrebbe la possibilità di uscire dal luogo comune e mostrare come lavora il capitalismo attraverso le persone e le loro istituzioni. Vedi per esempio "The corporations", dove almeno traspare una sorta di autonomizzazione del Capitale rispetto alla produzione e al consumo.

Links:

domenica 25 marzo 2007

PAESAGGIO CINEMA - Spazi, ambienti e luoghi del cinema italiano

La scelta di dedicare al paesaggio l'ormai tradizionale appuntamento con il cinema italiano promosso dall'Assessorato alla Cultura della Provincia di Ancona (dopo che negli anni precedenti si erano affrontati temi come il lavoro, la condizione femminile, il conflitto...) nasce proprio dalla consapevolezza della centralità che il paesaggio va assumendo nelle pratiche di riassetto - estetico, linguistico, tecnologico, produttivo - che sempre più radicalmente stanno cambiando il modo stesso di fare cinema, di pensarlo, di realizzarlo, di consumarlo.
Gianni Canova


ANCONA

PAESAGGIO CINEMA

Uomo, natura e città nel cinema italiano del ‘900

Venerdì 16 marzo, Cinemazzurroore 18.30 LA TREGUA di Francesco Rosi
ore 21.00 LA STRADA DI LEVI di Davide Ferrario intervengono Gianni Canova, Davide Ferrario
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Venerdì 23 marzo, Cinema Coppiore 18.30 LA SECONDA NOTTE DI NOZZE di Pupi Avati
ore 21.00 UNA GITA SCOLASTICA di Pupi Avati intervengono Gianni Canova, Pupi Avati
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Martedì 27 marzo, Cinemazzurroore 18.30 SOTTO FALSO NOME di Roberto Andò
ORE 21.00 VIAGGIO SEGRETO di Roberto Andò intervengono Gianni Canova, Roberto Andò
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Mercoledì 28 marzo, Cinemazzurroore 18.30 NOTTE ITALIANA di Carlo Mazzacurati
ore 21.00 ITALIANI di Maurizio Ponzi (ospite) intervengono Dario Zonta, Maurizio Ponzi
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Giovedì 29 marzo, Cinemazzurroore 18.30 LE MANI SULLA CITTA' di Francesco Rosi
ore 21.00 LA GUERRA DI MARIO di Antonio Capuano intervengono Dario Zonta, Antonio Capuano
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Venerdì 30 marzo, Cinemazzurroore 18.30 BARNABO' DELLE MONTAGNE di Mario Brenta
0re 21.00 IL VENTO FA IL SUO GIRO di Giorgio Diritti intervengono Marco Toscano, Giorgio Diritti
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Sabato 31 marzo, Cinemazzurroore 16.30 IL GRIDO di Michelangelo Antonioni
ore 18.30 Il paesaggio nel cinema italiano intervento di Sandro Bernardi


SENIGALLIA

PAESAGGI SONORI

Il cinema di FRANCO PIAVOLI
Mercoledì 28 marzo, Piccola Feniceore 20.30 AL PRIMO SOFFIO DI VENTO
ore 22.30 IL PIANETA AZZURRO
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Venerdì 30 marzo, Piccola Feniceore 20.30 VOCI NEL TEMPO
ore 22.30 NOSTOS - IL RITORNO
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Sabato 31 marzo, Piccola Feniceore 21.00 AFFETTUOSA PRESENZA EVASI EMIGRANTI DOMENICA SERA incontro con Franco Diavoli

FALCONARA

PAESAGGI CINEMA MARCHE

Paesaggi ed autori delle Marche
Martedì 27 marzo, Sala Pergoliore 21.30 Paesaggi ed autori delle Marche
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Mercoledì 28 marzo, Cinema Sportore 21.30 IL GRANDE BLEK di Giuseppe Piccioni
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Giovedì 29 marzo, Cinema Sportore 21.30 AMATEMI di Renato de Maria (girato a Senigallia)

FANO

IL PAESAGGIO DIGITALE NEL CINEMA ITALIANO

Mercoledì 28 marzo, Teatro della Fortuna, sala Verdiore 21.30 NIRVANA di Gabriele Salvatores
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Venerdì 30 marzoore 21.30 VAJONT - LA DIGA DEL DISONORE di Renzo Martinelli
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Sabato 31 marzoore 18.00 Il paesaggio digitale nel cinema italiano interviene Christian Uva

mercoledì 21 marzo 2007

L'occhio che guarda

Un po' di cronaca locale. Pubblico volentieri un articolo apparso sul numero zero di Picchio e Martello - foglio ascolano autogestito di controinformazione e di lotta.

TELECAMERE IN CENTRO: CI SENTIAMO PIU' SICURI (!)
135.000 euro destinazione repressione? Avremmo qualche obiezione.
Come sicuramente sapete, il centro nelle ore notturne è un postaccio: ubriaconi , teppisti, tossicodipendenti escono fuori improvvisamente dal nulla (si noti l'ironia).
Molto più semplicemente la città deserta viene popolata solo da giovani dediti ad un po' di violenza che spesso sfogano contro l'arredamento urbano. Il comune invece di domandarsi del motivo di tutto questo "ingiustificato" caos che invece si giustifica benissimo in una città vuota di stimoli e che come possibilità di aggregazione offre solo lo stadio con le conseguenze del caso, ha preferito agire con la solita prassi della repressione bandendo un appello per istallare 6 nuove telecamere di ultima generazione nel centro storico. L'obbiettivo dichiarato è quello di difendere la società civile e di preservare la parte più antica della città, ma in realtà è chiaro che il sindaco e la sua cricca mirano a spostare gli irrequieti ragazzi e a confinarli nella periferia per disinteressarsene e dare alla cittadinanza perbenista e piccolo-borghese un motivo per essere felice dell'amministrazione dello Sceriffo e della sua Banda, che hanno finalmente ricacciato i banditi nel profondo West! Il vero problema infatti non è dei signorotti, dei professionisti, loro gli sporchi affari se li fanno nei luoghi chiusi (vedi il bliz dei carabinieri al "Divina", bordello frequentato dai notabili ascolani cocainomani e puttanieri); la questione si pone per chi va in giro in strada, per chi la vive come luogo di socialità. Non possiamo ammettere di essere controllati per la nostra sicurezza, questa è una privazione della libertà personale, e intendiamoci, non vogliamo giustificare questo livello di violenza gratuita. Se poi vogliamo parlare anche dello spreco di soldi diciamo che tutto il lavoro costa qualcosa come 135.000 euro, soldi che potevano essere spesi per progetti molto più produttivi, ed entrando nel merito, anche più efficaci per i problemi sollevati. Spendere quel quarto di miliardo di lire, per rimettere in piedi aree abbandonate dall'amministrazione e riconsegnarle alle nuove generazioni, avrebbe risolto due problemi in uno. Troppo intelligente! Meglio che nessuno si ubriachi ma che l'Olimpia (storico cinema ascolano in stato d'abbandono) resti lì, splendido così com'è: un mostro vuoto nel centro storico. Voi che siete cosi preoccupati per l'immagine di Ascoli: nelle altre città, ve lo assicuro, è pieno di giovani chiassosi e scritte sui muri (generazioni bruciate) ma in pochissime ci sono zero alternative e eco-mostri del genere. Ma la questione si fa torbida, se pensiamo agli interessi finanziari che muovono iniziative di questo genere: un centro "pulito" aiuta il traffico dei commercianti, nonchè il mercato degli immobili della zona, argomento che non è immune dagli interessi di molti presenti in consiglio comunale (non solo maggioranza di centro-destra).

venerdì 16 marzo 2007

Elogio del crimine

Riporto un brano di Marx pubblicato recentemente dalla casa editrice nottetempo. Poco più di venti pagine formato A5 al prezzo di 3 euri, con prefazione dell' Andrea Camilleri, Il Rinascimento e l'orologio a cucù. Il testo, scritto da Marx fra il 1860 e il 1862 era stato aggiunto dai curatori alla Teoria del plusvalore nel quarto volume de Il Capitale. Ponendo il criminale al centro della vita politica, culturale, morale e sociale, Marx scrive in poche pagine una critica brillante e feroce della società borghese. Leggete, pensate e se vi va copiate e fate circolare e risparmiare 'sti 3 euro. Per la cronaca, Bernard de Mandeville, citato da Marx, era un medico inglese dei primi del Settecento che si dilettava a scrivere acute osservazioni sulla società del suo tempo.
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Karl Marx
ELOGIO DEL CRIMINE
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La concezione apologetica della produttività di tutte le occupazioni.

Un filosofo produce idee, un poeta poesie, un pastore prediche, un professore manuali ecc. Un delinquente produce delitti. Se si esamina da più vicino la connessione che esiste tra quest’ultima branca di produzione e l’insieme della società, ci si ravvede da tanti pregiudizi. Il delinquente non produce soltanto delitti, ma anche il diritto criminale, e con ciò anche il professore che tiene lezioni sul delitto criminale, e inoltre l’invitabile manuale, in cui questo stesso professore getta i suoi discorsi in quanto “merce” sul mercato generale. Con ciò si verifica un aumento della ricchezza nazionale, senza contare il piacere personale, come [afferma] un testimonio competente, il professor Roscher, che la composizione del manuale procura al suo stesso autore.
Il delinquente produce inoltre tutta la polizia e la giustizia criminale, gli sbirri, i giudici, i boia, i giurati ecc.; e tutte queste differenti branche di attività, che formano altrettante categorie della divisione sociale del lavoro, sviluppano differenti facoltà dello spirito umano, creano nuovi bisogni e nuovi modi di soddisfarli. La sola tortura a dato occasione alle più ingegnose invenzioni meccaniche e ha impiegato, nella produzione dei suoi strumenti, una massa di onesti artefici.
Il delinquente produce un’impressione, sia morale, sia tragica, a seconda dei casi, e rende così un “servizio” al moto dei sentimenti morali ed estetici del pubblico. Egli non produce soltanto manuali di diritto criminale, non produce soltanto codici penali, ma anche arte, bella letteratura, romanzi e perfino tragedia, come dimostrano non solo La colpa del Müllner e I masnadieri dello Schiller, ma anche l’Edipo [di Sofocle] e il Riccardo III [di Shakespeare]. Il delinquente rompe la monotonia e la banale sicurezza della vita borghese. Egli preserva cosi questa vita dalla stagnazione e suscita quell’inquieta tensione e quella mobilità, senza la quale anche lo stimolo della concorrenza si smorzerebbe. Egli sprona così le forze produttive. Mentre il delitto sottrae una parte della popolazione in soprannumero al mercato del lavoro, diminuendo in questo modo la concorrenza tra gli operai e impedendo, in una certa misura, la diminuzione del salario al di sotto del minimo indispensabile, la lotta contro il delitto assorbe un’altra parte della stessa popolazione. Il delinquente appare così come uno di quei naturali “elementi di compensazione” che ristabiliscono un giusto livello e che aprono tutta una prospettiva di “utili” generi di occupazione.
Le influenze del delinquente sullo sviluppo della forza produttiva possono essere indicate fino nei dettagli. Le serrature sarebbero mai giunte alla loro perfezione attuale se non vi fossero stati ladri? La fabbricazione delle banconote sarebbe mai giunta alla perfezione odierna se non vi fossero stati falsari? Il microscopio avrebbe mai trovato impiego nelle comuni sfere commerciali (vedi il Babbage) senza la frode nel commercio? La chimica pratica non deve forse altrettanto alla falsificazione delle merci e allo sforzo di scoprirla quanto all’onesta sollecitudine per il progresso della produzione? Il delitto, con i mezzi sempre nuovi con cui dà l’assalto alla proprietà, chiama in vita sempre nuovi modi di difesa e così esercita un’influenza altrettanto produttiva quanto quella degli scioperi (strikes) sull’invenzione delle macchine. E abbandoniamo la sfera del delitto privato: senza delitti nazionali sarebbe mai sorto il mercato mondiale? O anche solo le nazioni? E dal tempo di Adamo l’albero del peccato non è forse in pari tempo l’albero della conoscenza? Il Mandeville, nella sua Fable of the Bees (1705), aveva già mostrato la produttività di tutte le possibili occupazioni ecc., e soprattutto la tendenza di tutta questa argomentazione:

“Ciò che in questo mondo chiamiamo il male, tanto quello morale, quanto quello naturale, è il grande principio che fa di noi degli esseri sociali, è la solida base, la vita e il sostegno di tutti i mestieri e di tutte le occupazioni senza eccezione […]; è in esso che dobbiamo cercare la vera origine di tutte le arti e di tutte le scienze; e […] nel momento in cui il male venisse a mancare, la società sarebbe necessariamente devastata se non interamente dissolta”.¹

Sennonché il Mandeville era, naturalmente, infinitamente più audace e più onesto degli apologeti filistei della società borghese.

¹ B. de Mandeville, The Fable of the Bees, V ediz., London 1728, p.428.
"Il nostro motto dev'essere dunque: riforma della coscienza non per mezzo di dogmi, ma mediante l'analisi della coscienza non chiara a sé stessa, o si presenti sotto forma religiosa o politica. Apparirà allora che il mondo ha da lungo tempo il sogno di una cosa..." Karl Marx